Settimana corta? Vantaggi e svantaggi
Settimana corta, vantaggi e svantaggi
In alcune nazioni come la Svezia e la Nuova Zelanda, ci sono stati dei trial per introdurre la settimana corta e capire se potesse funzionare. I risultati degli esperimenti sono stati incoraggianti: la produttività ha avuto un'impennata fino al 40% in più e i lavoratori hanno riportato un accresciuto senso di benessere. Tuttavia, nonostante i dati statistici siano stati più che positivi, le grandi aziende fanno ancora fatica a uscire dal paradigma delle 40 ore lavorative settimanali, come se concederle fosse un privilegio.

Nella prassi, come si è anticipato, la contrattazione collettiva già dalla fine degli anni '60 aveva però ridotto a40 ore il limite ordinario, scendendo in certi casi (come nel pubblico) sino a 37 ore e mezza. Questa operazione ha spesso conosciuto una riduzione della durata della settimana lavorativa, tanto che è diffusissima la prassi di lavorare su una settimana di cinque giorni (almeno nell'industria e in molti servizi).
Alcuni contratti aziendali, però, si stanno spingendo più avanti, prevedendo di articolare la prestazione lavorativa su soli quattro giorni con un'attività di 9-10 ore quotidiane (per un totale di 36-40 ore settimanali). Si tratta di una prassi ancora limitata, ma che si rispecchia nella tendenza, assai più radicata, a ridurre quanto più possibile la durata dell'intervallo quotidiano (fissata in Italia ad un minimo di dieci minuti, per tutte le ipotesi nelle quali la prestazione superi le sei ore giornaliere).
Vantaggi della settimana lavorativa corta
Ci sono diversi dati oggettivi che giocano a favore di un orario lavorativo ridotto. Vediamo qualche esempio pratico.
• Riduzione dei costi. È facilmente intuibile comprendere che per le aziende è conveniente da un punto di vista dei costi ridurre la settimana. Se gli uffici sono chiusi per un giorno in più, questo significa meno spese di gestione. È una riduzione dei costi anche per i dipendenti: vengono ridotte spese come trasporti, pranzi fuori, caffè al bar.
• Aumento della produttività. L'abbiamo già anticipato: sembra un paradosso ma la settimana corta incide anche sulla produttività. Questo avviene per diversi motivi. Meno tempo si ha a disposizione per terminare un lavoro, più si è concentrati nel portarlo a termine. Inoltre, i lavoratori scontenti tendono a distrarre i loro colleghi, con inutile dispendio di tempo. Diminuendo i tempi, l'azienda ottiene lavoratori più focalizzati, grati e motivati.
• Lavoratori più felici. Il weekend lungo dà modo alle persone di avere più tempo libero per stare con la famiglia, per organizzare un viaggio, per dedicarsi alle proprie passioni. Va nella direzione del cosiddetto work-life balance, l'equilibrio tra vita e lavoro che è un chiaro indicatore del benessere personale. È un bene anche per le aziende, perché è stato dimostrato che la felicità al lavoro incide sul grado di lealtà del lavoratore verso il datore di lavoro.
• Meno casi di burnout. Quando il senso di benessere degli impiegati diventa soddisfacente, ne giova anche la salute mentale. Nelle aziende che hanno sperimentato la settimana di quattro giorni lavorativi, sono diminuiti i casi di burnout e stress cronico dovuto al sovraccarico di lavoro. Il weekend lungo, infatti, consente alle persone di ricaricare le batterie più velocemente.
• Flessibilità come valore aggiunto. In un'epoca post pandemica, in cui molte persone hanno ricalibrato le proprie priorità, le aziende possono offrire la settimana breve come un'elemento di flessibilità per invogliare i propri impiegati a restare e a non dare le dimissioni. Molte aziende che hanno offerto questo benefici ai loro dipendenti sono state in grado di attrarre giovani di talento, che sono entrati a far parte del loro organico.
• Aumento dell'employer branding e talent retention: dati i punti precedenti l'employer branding crescerà e aumenterà anche la voglia dei dipendenti migliori di restare in azienda. Non solo, si riusciranno ad attirare anche i giovani più meritevoli. Ciò incrementerà la competitività dell'azienda sul mercato.
• Maggiore equità nelle aziende: un work-life equilibrato permette a tutti di avere opportunità simili. Tale modalità di lavoro consentirà maggiore inclusione ed equità nella distribuzione delle risorse e nell'accesso a cariche manageriali. In questo campo l'azienda può anche pensare di ingaggiare un diversity manager o erogare welfare aziendale.
• Riduzione della disoccupazione: Per le attività aperte 24/7, la settimana da 4 giorni implicherebbe maggiori assunzioni, per coprire tutti i turni necessari per le operatività.
Non solo vantaggi: i contro della settimana lavorativa corta
Per completezza di informazione e per valutare il tema nel suo complesso, bisogna analizzare anche gli svantaggi della settimana lavorativa ridotta a quattro giorni.
• È un modello non sempre applicabile. Non tutti i luoghi di lavoro si prestano a questo modello. Ci sono realtà lavorative dove la produzione non può fermarsi per un'intera giornata oppure dove c'è bisogno di una reperibilità continua. Si potrebbe pensare a turnazioni che consentano una copertura completa ma è un'opzione da valutare con attenzione, caso per caso.
• I turni di lavoro potrebbero essere più lunghi. Abbiamo detto che diminuendo i giorni, diminuiscono anche le ore. In realtà non è sempre così. Molte aziende, a fronte di uno stipendio che non varia, si aspettano che i propri impiegati recuperino le ore del giorno libero aggiuntivo portando l'orario di lavoro a dieci ore anziché otto. In questi casi, lo stress aumenta a tal punto che, nelle aziende in cui è entrata in vigore la prassi delle dieci ore, gli impiegati hanno chiesto di tornare alla settimana standard.
• Costi più alti per le aziende: alcuni settori, come il manifatturiero o la sanità, non possono ridurre l'orario di lavoro dei propri dipendenti senza assumerne altri. Questo è un dato di fatto che all'apparenza può sembrare negativo, ma che in realtà potrebbe risolvere il crescente tasso di disoccupazione.
• Resistenza da parte di alcuni dipendenti: alcuni tra i dipendenti potrebbero non voler ridurre il proprio monte ore per preservare il proprio status. Tale questione risulterebbe di difficile gestione per l'azienda che dovrebbe stanziare risorse per comunicare correttamente il nuovo paradigma. Inoltre dovrebbe fare formazione sui nuovi modelli e valori della società.
• Rischio di aumentare le disuguaglianze tra settori: come si accennava nel primo punto, alcuni settori avranno più difficoltà di altri ad adeguarsi a questo potenziale cambiamento. Con l'implementazione della settimana lavorativa da 4 giorni si potrebbero esacerbare delle differenze e disuguaglianze già abbastanza evidenti.
• Sovraccarico lavorativo: Se le aziende non integrano il personale, l'unica soluzione possibile è comprimere le stesse attività in un numero ridotto di ore a disposizione. Un nuovo ritmo dunque sia nel lavoro che a livello personale. Il risultato? Ansia, stress e alto rischio di burnout.
• Insoddisfazione dei clienti: Il mondo d'oggi, soprattutto per le aziende che affrontano un mercato globale, richiede disponibilità e reperibilità continua, indipendentemente dall'orario. L'aspettativa del cliente si scontra innegabilmente con una settimana lavorativa ridotta, soprattutto quando viene richiesta l'interazione con un unico referente.
La settimana lavorativa corta è il futuro?

Pur avendo a disposizione dati oggettivi che incoraggerebbero questa prassi, i grandi manager restano su posizioni tradizionaliste. C'è da notare che in molte realtà aziendali esiste una cultura del lavoro interiorizzata che potremmo definire "tossica", ossia quella di misurare il valore in base alla performance. In molti casi, sono stati proprio i top manager a scegliere di non usufruire del benefit dei quattro giorni settimanali, temendo che lavorare di meno li avrebbe fatti apparire pigri e avrebbe minato la loro autorevolezza.
Anche in Italia le aziende proveranno a sperimentare la settimana di 4 giorni lavorativi? Per il momento sembra improbabile. Quello che è certo è che sempre più persone chiedono orari più flessibili, più giorni liberi, politiche di welfare più aperte e inclusive. Sono istanze che le aziende non possono ignorare perché la Great Resignation ha dimostrato che, quando le priorità delle persone cambiano, devono essere le aziende ad andare incontro alle esigenze dei dipendenti.
La felicità professionale impatta sulla produttività.